Monthly Archives: September 2015

Vittoria

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Bianca andava a scuola volentieri. Era attenta e diligente e non faticava a conseguire buoni risultati. Di pomeriggio, affrontava i compiti e la lezione con energia e il tempo dedicato allo studio le pareva ben speso. Era l’ultimo anno della scuola elementare: il grembiule nero e un fiocco blu erano la sua divisa. Le giornate scorrevano lente ed uguali: scuola, compiti, merenda, qualche ora in cortile – se la stagione e il tempo permettevano – il programma televisivo pomeridiano dedicato ai ragazzi. Bianca era seria e matura. Non aveva particolari problemi: era una bambina amata e coccolata. Ma si sentiva sola, proprio sola. Gli amici e le compagne avevano fratelli e sorelle con cui giocare e litigare; lei, nessuno. A volte telefonava loro per invitarli a casa, di pomeriggio, ma spesso non potevano: avevano già cominciato un gioco o un’attività con qualcuno di famiglia. I genitori di Bianca lavoravano e i pomeriggi trascorsi a casa, da sola, sembravano interminabili. Ad essere onesti, Bianca era sempre un po’ annoiata. Leggeva molto e di tutto, ma quelle pagine che le regalavano compagnia e le consentivano di guadagnare ottimi voti in scrittura e lettura, le aprivano situazioni e mondi troppo lontani dal suo quotidiano; quasi li invidiava, i protagonisti di quelle storie. Così se ne costruì uno suo, di universo alternativo. Ogni mattina, mentre si preparava per andare a scuola, si calava nei panni di un personaggio di fantasia che le restava addosso durante tutto l’arco della giornata. Niente di troppo irreale o fantastico, per carità: immaginava di essere una giornalista, giovane, capace, bellissima. Portava i capelli, lunghi e scuri, sciolti sulle spalle. Indossava tailleur e scarpe col tacco e a tracolla reggeva una cartella zeppa di documenti. Viaggiava molto, la sua giornalista, ed era intraprendente e volitiva. Vedeva gente, partecipava a riunioni, frequentava feste. E bisognava decidere, in ogni situazione, cosa indossare, cosa dire, cosa fare. Aveva una ventina d’anni – che allora le sembravano tantissimi – e si chiamava Vittoria. Un nome che, già da sé , dava un senso a tutto il resto.

I love tv

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Ricominciano gli appuntamenti serali con i programmi televisivi. Secondo me, autunno vuol dire anche questo. Che la mattina, quando ti svegli e apri un occhio sulla giornata – uno soltanto, l’altro ancora sonnecchia – all’elenco degli impegni quotidiani aggiungi quelli col mezzo televisivo. Leggere si legge, ci mancherebbe, e le relazioni con gli altri non mancano: famiglia, parenti, amici, amiche. Ma che c’è di male ad essere lieti perché la sera ci attende la nuova puntata della serie televisiva? E se i personaggi che avevamo mandato in ferie ad inizio estate , ritemprati dalle vacanze, ora ritornano, non è una bella cosa? Secondo me, bellissima. E non è neppure – mi par di sentire le considerazioni di chi legge e commenta – sintomo del tempo che passa, perché conosco giovani donne e acerbi uomini che nutrono lo stesso (inconfessabile?) piacere. Certo, le nostre serate sono fatte anche di altro; ma con le temperature che calano progressivamente, la luce che si allontana sempre più di fretta e un cartellone televisivo di tutto rispetto, ci sta pure il dopo cena sul divano, ad assaporare pace, relax e tv. Ed è un piacere che ci accarezza, come dicevo, sin dal primo mattino e che ci fa sorridere, nella gioia dell’attesa.

 

una domenica a Varenna (lago di Como)

Settembre

Anni 80: una bellissima canzone di Alberto Fortis: sembra scritta ieri

Vorrei un settembre lento e sorridente

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Settembre. In città, qualcuno ha girato l’interruttore. Da zero a dieci, all’improvviso. Lo scorso mese era tempo di vacanze, si sa, ma anche chi era rimasto – per scelta o suo malgrado – aveva tempi lenti. Nonostante il centro non sia mai stato deserto e i locali e i negozi aperti avessero comunque i loro frequentatori, tutti, ma proprio tutti, si muovevano con “andamento lento”. Pareva assaporassero con gusto il loro tempo, il cielo, il verde, le cose intorno. Avevano sguardi sereni e luminosi: l’anima in vacanza. Da un paio di giorni invece, tutto è ritornato come sempre: eppure è trascorsa poco meno di una settimana. Capisco chi è tornato al lavoro e ha necessità di muoversi veloce per guadagnare tempo. Tuttavia, persino chi non ha impegni cammina più in fretta, si muove rapido, quasi corre. Anche i clienti in coda al supermercato che lo scorso mese si aggiravano lenti e sorridenti tra carrelli e scaffali, ora scalpitano nervosi. E i passanti si muovono rapidi, gli sguardi bassi. Che sia una frenesia contagiosa? Forse. Bello vedere di nuovo la città attiva e movimentata, i negozi aperti, le insegne accese; peccato per la calma, i sorrisi e il buonumore. Anche a settembre non dovrebbero mancare.